Tra pochi giorni ricorreranno i 30 anni dalla promozione probabilmente più amata dai tifosi della Salernitana, quella che nel 1990 sancì il ritorno della Bersagliera in Serie B dopo 23 anni di inferno della C. Era la Salernitana all’ultimo giro di valzer al Vestuti. Era la Salernitana del Presidente Soglia. Era la Salernitana del Mister Ansaloni. Era la Salernitana del Capitano Agostino Di Bartolomei. Era probabilmente un calcio migliore. Anzi, era sicuramente un calcio migliore.
Ma era la Salernitana anche degli altri calciatori componenti quella rosa del 1989/1990. Ripercorriamone la loro storia in granata. Cominciando dal portiere, Massimo Battara.
Ligure, figlio d’arte, (suo padre Pietro fu una bandiera della Sampdoria) negli anni Sessanta, Battara approdò a Salerno proprio nell’estate del 1989, proveniente dalla Casertana nell’affare che portò sotto la Reggia Marco Romiti.
Il portiere ligure fu uno degli artefici di quella magnifica stagione. Battara conferì sicurezza al reparto arretrato, mostrandosi per la maggior parte delle volte sempre sicuro tra i pali. Furono 31 le presenze in quella stagione (Nieri giocò le altre 3 gare) con appena 21 reti subite. Con un record di imbattibilità di 625 minuti.
Dal gol di Tomasino del Campania Puteolana nello spettacolare match del Vestuti vinto 6-4 dalla Salernitana all’autogol di (ebbene sì) di Di Bartolomei nella sfida contro il Catania che la Salernitana vinse 2-1, Battara chiuse la porta per 625 minuti. Contro Ischia, Giarre, Torres, Francavilla, Monopoli e Casarano, il numero uno della compagine di Ansaloni non fece passare neanche uno di spillo. Sei partite in cui la Salernitana collezionò 11 punti su 12 disponibili, una serie di risultati utili consecutivi che alla fine risultarono essere decisivi per la promozione in B.
Battara si distinse anche per un’altra caratteristica: quella di pararigori. Il portiere granata nell’anno della promozione ipnotizzò dal dischetto un certo Fabrizio Ravanelli, all’epoca attaccante della Casertana, e il compianto Gaetano Musella, in forza al Palermo. In B, l’anno successivo, negò la gioia dal dischetto al brasiliano Walter Casagrande in Salernitana-Ascoli.
Nel campionato cadetto, Battara fu uno dei protagonisti ma nulla poté fare nel drammatico spareggio salvezza del 26 giugno 1991 di Pescara contro il Cosenza per opporsi al gol di Marulla nei supplementari. La Salernitana retrocesse e Battara lasciò i granata, per approdare al Lecce. Poi SPAL e Sassuolo furono le altre sue due tappe da calciatore, prima di ritirarsi nel 1995 e dare il là a una splendida carriera da allenatore dei portieri.
Legatissimo a Roberto Mancini, ha seguito il tecnico di Jesi al Manchester City prima e allo Zenit San Pietroburgo poi. E adesso, con il “Mancio” CT della Nazionale, è l’attuale tecnico dei portieri dell’Italia
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