Dopo Mariolino Corso, il calcio perde un altro pezzo della sua storia. Ci ha lasciato, all’età di 73 anni, Pierino Prati, per tutti “Pierino la peste”. Questo perché, negli anni Sessanta e Settanta, indossando le maglie di Milan e Roma, è stato uno dei più forti centravanti italiani.
Con i rossoneri ha vinto tutto: 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Coppe delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale e, soprattutto, quella Coppa dei Campioni vinta nel 1969 con il Milan, battendo l’Ajax per 4-1 nella finale del Santiago Bernabeu di Madrid. Una finale nella quale Prati siglò una tripletta. Con la Nazionale italiana, Prati collezionò 14 presenze con 7 reti all’attivo, laureandosi Campione d’Europa nel 1968 e vice Campione del Mondo nel 1970.
Dal 1973 al 1977, il passaggio alla Roma poi la Fiorentina e infine il Savona, squadra con la quale ha appeso le scarpette al chiodo nel 1981.
Un lutto che colpisce il calcio intero, ma anche la Salernitana. Sì, perché Pierino Prati ebbe, appena diciannovenne, la sua prima esperienza in una prima squadra proprio in granata.
Correva l’anno 1965 e Prati e Corbellini, due elementi promettenti del vivaio del Milan, vennero ceduti in prestito alla Salernitana del commissario straordinario Michele Gagliardi e allenata da Tom Rosati.
Sebbene giovanissimo, Prati non subì le pressioni di un campionato durissimo come la Serie C del centro-sud, ma cominciò a segnare a raffica. Pierino segnò subito all’esordio a Lecce con una doppietta, poi bersagliò il Siracusa e il Chieti e il 19 dicembre 1965 fece esplodere il Vestuti con una doppietta nel successo per 3-0 nel derby con la Casertana.
Il 9 gennaio 1966, altro derby, a Torre Annunziata col Savoia. Prati fece in tempo a pareggiare il momentaneo vantaggio dell’oplontino Ferrari, prima di andare in contrasto con un difensore e di frantumarsi tibia e perone.
Prati dovette così a rinunciare a metà campionato, rientrando in squadra il 15 maggio al Vestuti contro il Savoia, “vendicandosi” siglando la rete del decisivo 2-0. Il prodotto del vivaio milanista mise a referto anche il definitivo punto del 3-0 il 22 maggio contro la Sambenedettese e, sette giorni dopo, riuscì a festeggiare la promozione in Serie B della Salernitana con il pareggio a L’Aquila nell’ormai celeberrima ripetizione della partita.
Purtroppo, il patron Gagliardi non riuscì a riscattare il cartellino di Prati dal Milan (sarebbero bastati 20 milioni di lire) e così l’attaccante passò al Savona, segnando poi alla Salernitana nello scontro diretto sia al Vestuti all’andata che in Liguria. Nel 1968, il definitivo ritorno alla casa madre Milan, dove iniziò la sua splendida carriera.
Mezzo campionato, 10 reti in 19 presenze, eppure Pierino Prati non è mai uscito dal cuore dei tifosi della Salernitana. Così come la Salernitana non è mai uscita dal cuore di Prati. L’ex attaccante soleva sempre ripetere che, oltre al risultato del Milan, voleva sempre conoscere cosa avevano fatto le altre tre squadre del suo cuore: Roma, Savona e…Salernitana.
Un amore fatto anche di gesti concreti. Come quella volta quando Prati bruciò, letteralmente parlando, un rotolino di cambiali a firma del Presidente della Salernitana Gagliardi, rinunciando all’incasso di un credito da parte del sodalizio granata che gli era dovuto. E si parlava di qualche milioncino di lire degli anni Sessanta, non certo briciole.
Ma erano altri tempi, un altro calcio. E, soprattutto, erano altri uomini. Prati lo era con la “U” rigorosamente maiuscola. Ciao Pierino! Salerno non ti dimenticherà mai.